* Smetti di essere felice *

Un romanzo ambientato negli anni '90 e un cd con undici nuove canzoni!

Con le prefazioni di Sasha Djordjevic e Davide Pessina e con la partecipazione di Nikki!

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"- Auguri buona giornata!
Da quando aveva iniziato ad andare alla Body Tech, il barbone che era parcheggiato a un centinaio di metri dall’ingresso gli aveva sempre rivolto quel saluto.
- Auguri buona giornata!
Piovesse o ci fosse il sole l’augurio era sempre il medesimo.
Fu sorpreso quando, in una splendida mattina di fine maggio, il clochard
alzando la testa e vedendolo sorridere gli disse - Ehi! Smetti di essere felice a comando!
- Scusi? - chiese tornando sui suoi passi.
Il barbone aveva già abbassato la testa sulla pagina di giornale e ogni tentativo di Rico di ottenere una spiegazione si scontrò contro una sdegnata indifferenza.
Sembrava veramente così felice? Iniziò a chiederselo e la cosa lo turbò."

Romanzo

Siamo negli anni Novanta; c'era ancora la Jugoslavia, c'era già la guerra in Iraq e vivevamo senza e-mail e cellulare. Per Rico, il protagonista del romanzo, gli anni Novanta sono la musica: dance, rock, grunge. E sono il basket - Pessina, Djordjevic, l'Olimpia Milano. Ma soprattutto Michael Jordan, attraverso le cui imprese si scandiscono le tappe di un decennio che ha cambiato la nostra vita, con Mani Pulite, le stragi di mafia, la new economy, internet e il ritorno dell'Italia in guerra. Nulla sarebbe stato come prima.

Cd

Dal romanzo nascono le canzoni originali dei Cinemavolta - in puro stile indie - del cd allegato, per un'opera multimediale, che ospita, fra l'altro, Nikki (oggi voce di Tropical Pizza su Radio DJ) per la cover di un classico degli anni novanta, PEACHES .

 

Milano andata e ritorno
di Sasha Djordjevic

Quando Max mi ha chiesto di dedicare una prefazione al suo romanzo, non ero convinto di essere la persona giusta.Ma è bastato l'accenno alla Milano degli anni Novanta, l'amore per il basket del protagonista Rico, le vicende storiche che fanno da sfondo alla trama, il riferimento ad alcuni episodi in maglia Olimpia indelebili nel mio cuore, per risvegliare un fiume di immagini ed emozioni legate a quegli anni - i più belli della mia vita cestistica, ma allo stesso tempo i più tristi per la disintegrazione del mio paese.


Arrivai a Milano nel maggio 1992, non avevo ancora compiuto venticinque anni (casualmente coetaneo del protagonista Rico Manenti). Pochi giorni prima ero diventato campione d'Europa con il Partizan, la squadra della mia infanzia, con una mia tripla allo scadere e dopo aver battuto la Philips di Mike D'Antoni in semifinale. Andare a vivere nella città che più mi aveva affascinato da visitatore e giocare per la leggendaria squadra delle Scarpette Rosse sembrava il coronamento di un sogno. Seguirono momenti bui: la nazionale della Jugoslavia, paese che si ostinava a chiamarsi così nonostante la dissoluzione fosse già iniziata, fu bandita dai giochi Olimpici di Barcellona a pochi giorni dall'inaugurazione, e la generazione mia, di Divac, Danilovic, Bodiroga non poté giocare insieme fino al 1995, per poi vincere con orgoglio e rabbia tutti i trofei internazionali negli anni a seguire. I primi mesi a Milano furono difficili, i tiri non entravano, piccoli acciacchi si susseguivano, il pubblico (esigente, bauscia, allora come oggi) non era entusiasta del "play slavo" e io lo sentivo. A novembre il mio sogno milanese era già un incubo, ma Mike e la squadra mi diedero grande fiducia e io la ripagai. Con Fabrizio, Davide, Ricky, Antonello nacque un'amicizia forte e sincera che è rimasta tale anche a distanza di anni, e da lì una stagione che si chiuse trionfalmente, con tanto di corsa sui cartelloni pubblicitari al Forum, come evocato da Max. Fuori dal parquet stavo scoprendo la cultura italiana dello stare insieme, dell’uscire la sera in gruppo con mogli e fidanzate, del divertirsi in modo chiassoso. Discutevamo degli eventi intorno a noi, allora cronaca, oggi storia. Loro cercavano di spiegarmi Tangentopoli ed il contesto delle stragi di mafia, io mi sforzavo nel tentativo di semplificare la sanguinosa guerra civile nei Balcani - dove si stava producendo più “storia” di quanta i popoli dell'ex- Jugoslavia ne potessero consumare. Trascorsi a Milano un altro anno, quanto mi bastò per sentirmi ormai milanese di adozione (e forse ormai anch’io un po' bauscia...) e capire che in questa città sarei tornato a vivere un giorno con la mia famiglia. Negli anni, anche quando ormai abitavo a Barcellona e Madrid, continuavo a sfogliare il Corriere della Sera e la Gazzetta, a seguire le vicende italiane ed il Milan del mio amico Savicevic.


Quando sono finalmente tornato dieci anni dopo, la città era cambiata, più internazionale di prima, il ritmo quotidiano ancora più veloce, le code per andare al mare ancora più lunghe. Tecnologia, telefonini e internet, il tenore di vita in media apparentemente migliorato. Il basket tornato di moda, grazie a Giorgio Armani.

SMETTI DI ESSERE FELICE mi ha dato l'occasione di tornare con i ricordi agli anni Novanta e di rivivere con Rico Manenti un'epoca in cui i ragazzi erano costretti a diventare adulti bruciando i tempi, per non perdere il passo con il mondo che cambiava come mai prima di allora.

 

Novanta, allora
di Davide Pessina

Diciamocelo, per me gli anni Novanta sono stati veloci, rapidi e intensi. Ci sono entrato dopo una finale storica a Livorno, tra polemiche e gioia. Una Milano vincente, sempre più da bere. Poi la nazionale, i trasferimenti, le vittorie, le liti, la schiena, l'addio. Quel decennio sono io. Eppure. Eppure leggendo questo libro, tra basket, ricordi e amori ho capito che non stava solo cambiando la mia vita. Stava cambiando il mondo. Cosa pensavo? Cosa provavo? Chi ero?


Tutto scorreva veloce, in quegli anni, e non so se per proteggermi, o perché ero troppo giovane, nel ritmo frenetico della vita sottovalutavo come e
quanto stessero cambiando le cose.
Il mondo era in preda a una rivoluzione che a oggi, credo, non è ancora finita.Una rivoluzione che sicuramente mi ha segnato, ma le cui tracce non mi ero mai fermato a guardare.


Ogni cosa è stata stravolta. Basti pensare all'effetto dell’arrivo di Berlusconi nel mondo degli sport minori, con la revisione integrale di regole e ingaggi, prima ancora che la stessa formula si applicasse alla politica. O all’universo della comunicazione, sovvertito da Internet e posta elettronica. O agli equilibri mondiali, con una guerra che, iniziata nel 1991, è continuata fino ai giorni nostri.
Tramandata, letteralmente, di padre in figlio.


Potrei continuare, ma non voglio rovinarvi il gusto della lettura. In SMETTI DI ESSERE FELICE (e devo dire che non riesco a pensare a un titolo più adatto per un libro che racconta il passaggio da un decennio ricco a uno iniziato con una crisi economica dura e tagliente) gli avvenimenti fanno da sfondo, non diventano protagonisti, si limitano a “colorare” i personaggi, li influenzano, li muovono e gli fanno prendere decisioni di cui nemmeno loro capiscono i motivi.


In questi riflessi mi sono ritrovato: da un campo a un altro, da una città a un'altra, con la realtà che avanzava più rapida di me, e io che cercavo di rimanere me stesso, resistendo alla forza centripeta della società. E ancora oggi non so se ci sono riuscito.


Leggendo le pagine di Max Tozzi mi sono chiesto spesso cosa pensavo,
come vivevo le situazioni. Chi ero? Le pagine sul basket per assurdo sono quelle che mi hanno toccato di meno. Ma il resto, accidenti, il resto: come l'ho vissuto? E cosa ha lasciato su di me? Nemmeno Rico Manenti (il primattore di questo romanzo di formazione) sa quanto sia stato influenzato da un’Italia che in soli 8 anni è diventata un paese completamente diverso, almeno nella forma, se non nei contenuti.
Sono, anzi, siamo un po’ tutti Rico Manenti.
Adesso ho compreso qualcosa in più di me stesso.
Grazie, Max.

 

Playlist del cd

 

1. Smetti di essre felice

2. Mister Costello

3. Complotto

4. Playstation

5. L’esercito delle commesse

6. Dante

7. Primato personale

8. Amore/Tutto

9. Metalious

10. Dovere piacere

11. Peaches (featuring Nikki)

 


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